Quando parliamo di interprete legale ci riferiamo a una figura professionale specializzata prevalentemente in ambito legale o giuridico che si impegna a fare da ‘’ponte’’ tra due parti di origini linguistiche e culturali differenti.
L’interprete legale è una figura necessaria in contesti che vanno dalle udienze di tribunale alle trattative contrattuali fino agli interrogatori, ma la sua funzione non si limita alle aule del tribunale ma anche per interrogatori, deposizioni o le riunioni tra cliente e avvocato.
L’identikit di un interprete legale
L’interprete legale deve possedere caratteristiche comuni a quelle di tutti gli altri colleghi, come la rapidità di pensiero e di esposizione, concentrazione, e, va da sé, avere una perfetta padronanza sia della sua lingua che di quella di destinazione.
Più che in altri ambiti, è importante conoscere il peso e le implicazioni che si celano dietro l’uso di una parola o di un’espressione piuttosto che di un’altra, poiché da questa potrebbe a dipendere l’esito della causa, del processo o dell’interrogatorio.
Tuttavia, data la delicatezza dell’ambito in cui si trova a operare, un interprete legale deve aver acquisito una serie di caratteristiche che si differenziano da quelle di altri traduttori o interpreti.
Conoscere il proprio ambito
Oltre a una profonda conoscenza della lingua, a un interprete legale è richiesto di conoscere in modo approfondito il sistema giuridico, i codici, gli usi e i costumi dei paesi interessati per evitare misunderstanding o ambiguità che possano crearsi tra i linguaggi, le tradizioni e sistemi giuridici delle parti interessate.
Conoscere le sfumature tra una tradizione o una lingua dall’altra è un terreno molto fragile su cui camminare. È molto facile, infatti, mal interpretare gli usi di un’altra cultura e non rispettarne le leggi, pur agendo in buona fede e dal saper cogliere queste sfumature può dipendere l’intero caso giudiziario.
Quello che si impegna a fare l’interprete legale, quindi, è far emergere, riportando in maniera imparziale il discorso di una e dell’altra parte, in modo da facilitare interrogatori, processi e, in generale, aiutare il regolare corso della giustizia.
Essere Imparziale
Per poter svolgere la propria funzione, l’interprete deve prestare giuramento dove promette di rispettare i principi del tribunale e il codice etico degli interpreti legali.
Il giuramento non richiede di essere rispettato solo ideologicamente, ma deve anche riflettersi sul lato pratico, dove l’interprete si dimostra non solo professionalmente competente ma anche imparziale ed essere quindi in grado di lasciare da parte opinioni personali o politiche riguardanti il caso.
Per questo, l’interprete legale è tenuto a:
- Riportare in maniera scrupolosa e precisa ogni espressione linguistica, anche la più grossolana, senza inserire interpretazioni, adattamenti o giudizi personali o tralasciare elementi che possano modificare il senso del discorso
- Astenersi dal dare opinioni o suggerimenti all’imputato, agli avvocati o al giudice.
- Cercare di ridurre al minimo le conversazioni private con l’una o l’altra parte in causa, così da poter preservare l’imparzialità.
- Mantenere la massima riservatezza su tutti gli elementi del caso e non condividere informazioni con terze parti.
Come si svolge un lavoro di interpretariato legale
Come per altri lavori di interpretariato, un lavoro di interpretariato legale si può svolgere in simultanea, in consecutiva o virtuale.
Interpretazione simultanea: svolta in tempo reale, contemporaneamente al discorso del parlante. Questo metodo di interpretazione risulta più rapida e particolarmente efficace nelle situazioni in cui la parola viene data principalmente ai giudici e agli avvocati e a chi necessità dell’interprete viene richiesto principalmente di ascoltare un discorso.
Interpretazione consecutiva: dove l’interprete riporta la traduzione dopo il discorso (tendenzialmente ogni 40 o 60 parole). In questo caso, l’interprete ascolta il discorso, appuntandosi la traduzione che dovrà riportare. Dato l’alternarsi tra parlante e interprete, questo tipo di interpretazione può risultare più lunga rispetto alla simultanea ed è necessario quando alle due parti viene richiesto di ascoltare e rilasciare dichiarazioni in uguale misura, come ad esempio nelle interazioni tra un avvocato e un testimone o un imputato.
Interpretazione virtuale o a distanza: dove i servizi dell’interprete sono forniti tramite videoconferenza. Questo tipo di interpretazione offre diversi vantaggi dell’interprete, come il controllo dell’audio sia in consecutiva che in simultanea, permettendo di offrire servizi di interpretariato di alta qualità.
Il caso di Carola Rackete
Il caso di Carola Rackete – attivista e ambientalista nota per essere stata la comandante della nave Sea Watch, – rappresenta un caso emblematico di come un errore di interpretariato o di traduzione possano portare a gravi conseguenze, diffondendo informazioni errate che potrebbero compromettere l’esito del processo e creare una maggiore divisione dell’opinione pubblica.
Nell’agosto del 2019, è stata riportata in forma tradotta un’intervista che Carola Rackete ha concesso all’emittente tedesca ZDF. Il contenuto dell’intervista, e i suoi errori di traduzione, sono stati rapidamente diffusi da giornali, riportando notizie false come quella secondo cui sarebbe stato il governo tedesco a ordinare alla nave Sea Watch di lasciati gli immigrati che trasportava a Lampedusa.
La notizia, falsa e male interpretata, ha innescato immediatamente una forte reazione pubblica e politica, dove si è gridato al complotto e a sentimenti ‘’anti-italiani’’ da parte della Germania.
Quello che emerge originalmente dall’intervista è che Rackete non ha avuto alcun contatto con il governo tedesco, ma si era semplicemente limitata a dichiarare che la città di Rothenburg si era dichiarata disponibile ad ospitare i migranti ma, data la necessità dell’autorizzazione e della registrazione dei migranti, il ministro dell’interno ha insistito per la registrazione dei migranti in Italia.
Una traduzione corretta e imparziale avrebbe fatto emergere quella che era una normale e necessaria procedura burocratica dettata dal contesto e dalla necessità piuttosto che un ordine perentorio venuto dall’alto.
Una volta uscita la notizia, il danno era già fatto, alimentando sentimenti sovranisti e complottistici. Un errore del genere, riportato nel corso di un processo, non solo avrebbe potuto ledere ancora più gravemente alla persona di Carola Rackete, riportando notizie di cui non era la fonte e a cui non aveva nemmeno accennato, ma avrebbe potuto degenerare in un vero e proprio caso diplomatico.