Nell’articolo precedente, abbiamo spiegato come in un contesto di costante evoluzione delle tecnologie, soprattutto quelle basate sull’Intelligenza Artificiale, sia ancora importante fare affidamento alla figura professionale del traduttore.
La pervasività dei nuovi software come ChatGPT ha colpito ogni aspetto del nostro settore, non solo per quello che riguarda la traduzione, ma anche l’interpretariato, introducendo tecnologie di traduzione che vorrebbero, nelle intenzioni, sostituire in toto anche la figura dell’interprete specializzato, permettendo di risparmiare sui costi a discapito della qualità del lavoro.
Questo non è solo il risultato dell’evoluzione tecnologica, ma un sintomo derivante da una concezione errata che ruota attorno alla figura dell’interprete, considerato qualcuno che banalmente ‘’conosce le lingue’’.
Andiamo a vedere insieme il bagaglio di competenze necessarie di cui dispone l’interprete e i diversi contesti in cui risulta una figura insostituibile.
Che cosa fa un interprete specializzato?
L’interprete è una figura professionale specializzata in lingue e comunicazione. Rispetto al traduttore, il cui campo di lavoro si limita alla comunicazione scritta, l’interprete si occupa esclusivamente della comunicazione orale.
Le sue competenze vengo richieste in contesti in cui si presuppone una comunicazione parlata tra due parti che non parlano la stessa lingua. I contesti menzionati possono andare dalle conferenze alle trattative economico-commerciali, dagli interrogatori o le testimonianze in tribunale fino alle interviste televisive o ai dibattiti politici.
Rispetto al traduttore, all’interprete specializzato vengono richieste una serie di abilità supplementari come rapidità di ragionamento, capacità di sintesi, ottime doti comunicative, tutte caratteristiche utili e necessarie per poter assicurare un lavoro di qualità.
Perché conviene sempre affidarsi a un interprete
Non c’è dubbio che le nuove innovazioni tecnologiche vengano sviluppate in maniera tale da rendere le nostre vite sempre più facili. I benefici, soprattutto per chi ha necessità, sono subito evidenti come i costi irrisori (se non nulli) o l’accessibilità totale a tecnologie che fino a poco tempo fa erano esclusivamente per figure specializzate.
Ma, se nel caso della traduzione, abbiamo spinto sull’importanza di concepire questi software come degli strumenti che aiutino il lavoro del traduttore, nel caso dell’interprete parliamo di una figura praticamente insostituibile.
Qualunque software, indipendentemente dalla complessità del loro algoritmo, si ritrova a dover fare conti con una serie di limitazioni tecniche che possono andare a inficiare la qualità del lavoro di interpretariato.
Parliamo di problemi molto banali come l’assenza di una connessione internet fino a complicazioni che stanno alla base della natura di questi software, come l’assenza di una componente emotiva che le permetta di comprender le intenzioni della comunicazione o l’impossibilità di comprendere dialetti, accenti o il gergo di una lingua. Tutte quelle sfumature umane che possono rivelare le intenzioni di una comunicazione più di quanto possano fare le parole.
Solo un interprete è in grado di sopperire a questo tipo di mancanze e restituire un lavoro di alta qualità e questo grazie alla sua componente totalmente umana.
Un interprete, infatti, è capace di adottare lo stile e l’interpretazione più adatto al contesto in cui è collocato e solo questo può garantire che il messaggio, con tutte le sue sfumature, venga comunicato con chiarezza e precisione.
Si prenda, ad esempio, un contesto diplomatico, dove l’interprete è in grado non solo di agevolare la comunicazione tra culture differenti ma anche di facilitare la cooperazione internazionale.
Oppure un contesto economico, come può essere una trattativa di affare dove di devono decidere futuri legami finanziari o di business tra due aziende o paesi.
Si tratta di contesti in cui non sono ammessi errori e perfino la minima imprecisione potrebbe compromettere i rapporti tra due parti, danneggiarne la reputazione o la credibilità sfociando poi in complicazioni di natura economica o politica.
Per evitare questo tipo di incomprensioni, all’interprete viene richiesto non soltanto di conoscere un certo tipo di linguaggio adatto al contesto in tutte le sue sfumature, ma anche la maniera di pensare, di esprimere le intenzioni di entrambe le parti.
Nell’esperienza dell’interprete sta la capacità di andare oltre le parole, riportare non solo il significato di un messaggio in un’altra lingua, ma anche la sua cultura e tutte le sue sfumature. Per fare questo deve non solo conoscere la lingua, ma anche comprendere la maniera di pensare, le intenzioni e la maniera di agire degli interlocutori.